- Atterri da fare schifo.
Il nonno aveva ragione. Filippo fece spallucce: - La prossima volta mi concentrerò meglio.
- Ah no, il vecchio Spitfire ne avrebbe a male! Pensi forse che questo vecchio arnese si ricordi di volare quando sta volando?
Il ragazzo gli rivolse un’occhiata dubbiosa. Con le massime del nonno Gustavo ci avrebbe potuto realizzare una serie infinita di reels su TikTok. Però la maggior parte delle volte non le capiva.
Saltarono giù dall’aereo in una pista che stava in mezzo al nulla. Dov’erano capitati stavolta? Il nonno indovinò l’espressione dubbiosa del nipote: - Siamo in Bretagna, caro mio - esclamò trionfante. - Finisterre per la precisione.
Con un braccio indicò alla sua sinistra, con l’altro la parte opposta:
- Di qua c’è Brest, ma non ci andiamo, piove sempre. Di là c’è la brughiera, vedi? E quello che ondeggia e muggisce di sotto è l’Oceano. O meglio, la Manica.
Con un balzo agilissimo furono entrambi su un altissimo promontorio, regno incontrastato dei gabbiani, tutto cosparso di licheni e fiori rossi. L’Oceano aveva onde che parevano enormi gobbe. In fondo c’era una foschia biancastra che impediva di vedere oltre, ma Filippo sapeva (non serviva essere in quarta liceo per saperlo!) che dietro quella foschia si celavano le bianche scogliere di Dover, e poi ancora più distante Londra.
Il ragazzo fissò per un bel po’ l’orizzonte. Chiese al vento di portare via, lontano lontano, il senso di frustrazione e di rabbia che sentiva montargli dentro.
Ne parlò col nonno davanti a una fantastica Wiener Schnitzel, nel solito Biergarten di Monaco in cui si rifugiavano sempre per strafogarsi di nascosto.
- Ummm. Rabbia e frustrazione, capisco sì.
Come diavolo faceva a capirlo? Filippo ogni tanto pensava che suo nonno fosse una specie di indovino.
- Londra. Tua madre e gli artisti che avete ospitato il mese scorso. Tua madre e la vacanza di lavoro - calcò bene su quella parola, lavoooooro - in cui vuole portarti la settimana prossima. Ma tu non vorresti, giusto?
Filippo alzò il pollice della mano, mentre addentava un lembo della cotoletta. Il nonno sorrise:
- Vieni con me.
Ma come, avevano già terminato il pranzo? Adesso erano infatti a Londra. Però a Filippo sembrava come se fossero stati dentro una macchina del tempo, perchè c’era sua madre che camminava velocemente, con lui al fianco, per le vie del centro. Ogni tanto si fermavano ad ammirare qualche monumento, come normali turisti, finché non si infilarono nella folla che assiepava l’entrata della Tate Gallery: Filippo sapeva che la sua vacanza londinese sarebbe stata tutta così. Affari da sbrigare e in mezzo qualche vago ritaglio di relax. Vacanza, tsé: la parola stessa non derivava forse dal latino vacans, cioè essere liberi? Liberi, cavoli. Li-be-ri!
Lo disse al nonno quando furono di nuovo sullo Spitfire, sopra il cielo di Trento. E prima di atterrare sul tetto della casa di Gardolo (eh, dove vuoi che vada, mica c’è più il vecchio aeroporto! protestò) il nonno Gustavo gli snocciolò un’altra delle sue massime proverbiali:
- Tu hai ragione Filippo. Il tempo non è quella linea retta e implacabile che tutti immaginano. Il tempo è pieno di buchi: hai presente i vuoti d’aria dell’aereo? Ecco, un vuoto d’aria ti porta dove il piano di volo non aveva programmato di andare: ma quanti splendidi nuovi orizzonti puoi trovare così? Tieniti stretto il tuo diritto a non fare, a lasciarti distrarre dai pensieri in libertà. La vacanza serve a questo: a perdere la cognizione del tempo. Per ritrovare però un altro tempo, che è tutto tuo. Il tuo fantastico creativo e personalissimo vuoto d’aria.
Così dicendo il nonno girò la testa sulla poltrona e si appisolò.
- Dove avete fantasticato di andare stavolta? - La nonna si era affacciata sulla soglia del salotto con uno strofinaccio in mano.
Filippo sventolò la mano in segno di saluto mentre usciva dalla stanza. - Stavolta eravamo aviatori - sussurrò per non svegliare il nonno.
- Tu non sai il bene che gli fai. Da quando non riesce più a camminare… - La donna trattenne una lacrima, però sorrideva. - Ma non ti fermi a cena? Dove vai adesso?
- A perdere tempo, nonna. A perdere un sacchissimo di tempo.